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#LaMusicaÈPiùForte. Il racconto di Radio Italia Live

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#LaMusicaÈPiùForte. Potremmo riassumere con l’hashtag lanciato nei giorni scorsi il concerto di Radio Italia andato in scena ieri sera in Piazza Duomo a Milano. Un’area gremita, nonostante le misure di sicurezza abbiano consentito l’ingresso in piazza a “solo” 23.500 persone. Alla fine, tutto è filato liscio e a trionfare è stata la musica.
Un cast che ha strizzato estremamente l’occhio agli ultimi Festival di Sanremo, con Francesco Gabbani, Fiorella Mannoia, Samuel, Lele, Elodie e Nek. Che ha guardato soprattutto al presente, con gli idoli dei più giovani Benji e Fede, Alessandra Amoroso, Emma e Annalisa. E anche con la presenza di un’ospite internazionale: Anastacia, che ha duettato con Umberto Tozzi sulle note dell’intramontabile Ti amo.
Comunque, il vero spettacolo è stato nel pubblico: pronto ad applaudire tutti, dal primo all’ultimo cantante. Poco importava che davanti a sé i ragazzini avessero dei cantanti con il triplo dei loro anni, come Fiorella Mannoia o Andrea Bocelli. Certo, l’entusiasmo si è fatto sentire soprattutto per J-Ax e Fedez, veri mattatori della serata, ma a prevalere è stato l’entusiasmo. Facendo un giro tra il pubblico prima dell’inizio del concerto, un po’ di tensione si avvertiva. Lo stuolo di polizia “radunato per l’occasione” e i controlli ai varchi di accesso alla piazza sicuramente mettono un po’ di angoscia, ma alla fine è tutto andato per il meglio e anche il deflusso a fine concerto è stato assolutamente normale.
Quanto alla musica, lo abbiamo detto: il cast ha fatto la gioia di chi ama il pop italiano di oggi. Alla Sanremo. Ne esiste sicuramente di migliore. Ma tutto sommato la serata si è rivelata piacevole e il pubblico ha risposto entusiasta. Appuntamento ora al 30 giugno, con il concerto al Foro Italico di Palermo.

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Al via la nuova edizione del Veneto Jazz Festival

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È un’edizione estremamente vasta e variegata quella del nuovo Veneto Jazz Festival, diretto da Giuseppe Mormile e in programma dal 30 giugno alla fine di luglio. La rassegna, infatti, comprende tre sezioni, ospitate in molte diverse sedi del territorio veneziano e veneto. Ma anche dal punto di vista delle proposte, si passa dalle immancabili sonorità jazz a incursioni nel mondo della musica leggera, della sperimentazione etnica e anche del teatro di prosa, rappresentato dalla nuova e attesa versione del Milione, quaderno veneziano di Marco Paolini, di scena il 7 luglio nel magnifico scenario di Villa Pisani a Strà. Sempre a Strà, che forma la prima costola della manifestazione, si esibirà un’autorità della canzone italiana come Paolo Conte (30 giugno), in uno dei due soli concerti previsti per festeggiare il traguardo degli ottant’anni, seguito dall’arte cantautoriale di Carmen Consoli (8 luglio) e dal cantante/autore italobritannico Jack Savoretti, che proprio al festival ha avuto la sua consacrazione di pubblico e critica.

Momento centrale, come sempre, è il Venezia Jazz Festival, che ha anche quest’anno come platea d’eccezione il Teatro La Fenice, nella cui Sala Grande – preceduto dal percussionista di Chicago Hamid Drake e dal vibrafonista Pasquale Mirra alle Sale Apollinee – il 19 luglio suonerà accompagnato dal pianoforte Yann Tiersen, presentando Eusa, un lavoro dedicato all’isola bretone di Ousseant, dove il compositore, celebre per la colonna sonora del Favoloso mondo di Amélie di Jean-Pierre Jeunet (2001), risiede stabilmente. È un omaggio alla terra che l’ha accolto, e costituisce una sorta di ‘mappa sonora’ del luogo.

Impossibile dare conto, in poche righe, dei molti altri appuntamenti del Veneto Jazz Festival in cartellone. Vale la pena però accennare alla stratificazione spaziale degli eventi, che prevede il passaggio per molti luoghi simbolici della città d’acqua, compresi i locali che durante tutto l’anno propongono una programmazione musicale. Ma sono interessati anche Punta della Dogana, la Chiesa della Pietà, la Peggy Guggenheim, il Conservatorio Benedetto Marcello e infine il Teatro Goldoni, dove sarà protagonista il piano solo di Stefano Bollani (28 luglio). Sempre al Goldoni, il giorno dopo, è la volta del gruppo mongolo Huun-Huur-Tu, con il suo canto armonico accompagnato da strumenti tradizionali. All’Event Pavillon del Fontego dei Tedeschi, infine, si esibiranno in duo la cantante-violinista Omar Sosa e il pianista Yilian Cañizares, entrambi cubani, in un concerto dal forte sapore latino.

Terza e ultima tranche è il Venice Met Fest, festival della Città Metropolitana di Venezia, che si dipana in molte località e vede impegnate formazioni locali ed emergenti.

Per informazioni: www.venetojazz.com

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La nuova stagione del Teatro La Fenice nell’ultima conferenza di Chiarot

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Non riesce a trattenere attimi di commozione il sovrintendente Cristiano Chiarot nell’annunciare la sua ultima conferenza stampa alla guida del Teatro La Fenice. Dopo la recente nomina al Maggio Fiorentino, il sovrintendente uscente si augura che l’attuale direttore artistico, Fortunato Ortombina, possa proseguire il lavoro avviato in tutti questi anni, forte di una squadra pronta ad assicurare un futuro roseo al Teatro.

Come da tradizione, molti i titoli d’opera e le nuove produzioni proposte da intrecciare a quelle di repertorio del Teatro, riprese ogni volta con un cast diverso, proprio per assicurare al pubblico la stessa emozione di una prima. Tra le figure più presenti a Venezia, il direttore Myung-Whun Chung che, oltre ad inaugurare la stagione lirica con Un ballo in maschera di Verdi per la regia di Gianmaria Aliverta, riprende La bohème di Puccini, dirigerà la Quinta Sinfonia di Mahler e sarà in diretta su Rai1 per il tradizionale Concerto di Capodanno.

Grande curiosità si addensa attorno La vedova allegra di Lehár in una nuova produzione affidata a Damiano Michieletto e alle scene di Paolo Fantin, per la direzione di Stefano Montanari, e alla prima italiana di Richard III di Giorgio Battistelli, tratto da Shakespeare per la regia di Robert Carsen. Le metamorfosi di Pasquale di Spontini, Zenobia regina de’ Palmireni di Albinoni e l’Orlando furioso di Vivaldi tornano alla città che le ha tenute a battesimo in una serie di produzioni che prevedono il coinvolgimento del Conservatorio e dell’Accademia di Belle Arti, oltre ad interpreti d’eccezione come Diego Fasolis (Orlando furioso) e Fabio Ceresa, migliore regista emergente dell’anno agli Opera Awards di Londra.

Nel centocinquantesimo anniversario della morte, il Teatro celebra Rossini con un progetto articolato su tre opere, quali Il barbiere di Siviglia, Il Signor Bruschino e Semiramide con Jessica Pratt nel ruolo principale, mentre tra i titoli di repertorio vengono ripresi La Traviata con il debutto di Nadine Sierra in Violetta, Madama Butterfly e Norma con Mariella Devia e Carmela Remigio nel ruolo di Adalgisa.

Una ricorrenza importante per il territorio anima il programma del concerto d’apertura della Stagione Sinfonica, intitolata L’eredità di Schubert, dedicato al centenario di Porto Marghera. Per l’occasione, Donato Renzetti dirigerà il finale del primo atto di Attila di Verdi, opera dedicata alla nascita di Venezia, e la Sinfonia Dal nuovo mondo di Dvořák, insieme a una nuova composizione di Fabio Vacchi, improntata su alcuni importanti testi della poesia operaia. Così le Sinfonie di Schubert si accompagnano a lavori dei compositori del secondo Novecento italiano come Rota, Respighi e Wolf-Ferrari, tranne che per la Seconda, accostata all’Idillio di Sigfrido di Wagner e alle Enigma Variations di Elgar in una serata cucita per il maestro Sir Jeffrey Tate, improvvisamente scomparso.

Grande partecipazione è prevista per il concerto di Henrik Nánási con Giovanni Andrea Zanon solista nel Primo di Bartók, promessa del violino, idolo delle nuove generazioni.

A concludere con la danza, il Teatro La Fenice accoglie il Reale Balletto delle Fiandre per tre coreografie su Ma Mère l’Oye, firmate da Jeroen Verbruggen e Sidi Larbi Cherkaoui, Michail Baryšnikov, protagonista di uno one man show ispirato alle poesie di Brodsky e Les Étoiles, tradizionale gala di danza classica

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L’ Aida firmata La Fura dels Baus accende l’Arena di Verona

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Sabato scorso è stata ri-presentata l’ Aida nel futuristico allestimento de La Fura dels Baus, introdotto per la prima volta nel 2013 per celebrare i cent’anni dell’Arena di Verona. Tre anni fa le scelte registiche e gli allestimenti anticonvenzionali di Carlus Padrissa e Àlex Ollé avevano riscosso giudizi piuttosto negativi dalla critica conservativa. Nonostante  ciò, l’Arena ha deciso di dar loro una seconda chance ed è stata premiata da un impressionante successo di pubblico.

La Fura dels Baus gioca col fuoco in questo sorprendente, futuristico allestimento. In senso letterale: suggestive magie di fumo e di fuoco, spettacoli di luce e ombra, inaspettate scenografie d’acqua si susseguono l’una dopo l’altra, lasciando lo spettatore senza fiato. Ma vale anche in senso figurato: le innovazioni apportate all’allestimento originale sono talmente numerose e moderne da rischiare di diventare “troppo”.  La Fura dels Baus cammina come un funambulo sul sottile filo che separa l’innovazione geniale dal ridicolo.

Sbalzi temporali di difficile comprensione, costumi contemporanei, la presenza di bizzarre creature in tutine argentate lasciano il pubblico un po’ perplesso. Ma, nel complesso, La Fura dels Baus conquista: l’arena, straripante di persone, ha espresso la sua approvazione con commenti entusiastici e lunghi applausi.

I costumi, seppur storicamente imprecisi, sono comunque evocativi; i ricchi tessuti d’oro e d’argento contrastano con le scarne scenografie cantieristiche. Queste ultime vengono lentamente sviluppate e impreziosite da sorprendenti cambi di fondale. Per il III atto, ad esempio, il palcoscenico viene coperto d’acqua a ricreare un Nilo in miniatura, popolato da docili uomini-coccodrillo.

Gli interpreti si muovono liberamente nei vasti spazi dell’arena, si impossessano di gradoni e scalinate; si tramutano in giganteschi fiori in pieno stile Cirque du Soleil; giocano con fiamme, compiono acrobazie. Nella scena dell’investitura di Radamès nel I atto, La Fura dels Baus si sbizzarrisce in virtuosismi coreografici di grande suggestione, accolti con entusiasmo dal pubblico.

Passiamo ora alla nota dolente; la parata trionfale degli eroi egizi che apre il II atto tocca gli apici dell’assurdo: centauri motorizzati, ballerine sexy e carrelli elevatori si susseguono in una folle sfilata carnevalesca. Il risultato è sicuramente trionfale, ma manca un denominatore comune che unisca i vari elementi e la parata appare priva di senso, kitsch. Per contro altre strutture, per quanto eterodosse, sono state invece una bella trovata: è il caso dei cammelli e degli elefanti meccanici.

La battaglia tra egizi ed etiopi è stata simulata da suggestivi giochi d’ombre. La guerra rimane un soggetto letteralmente velato; è la passione amorosa la vera protagonista. Nell’atto finale, dopo la condanna di Radamès, Amneris si toglie il copricapo regale: la sua non è la maledizione di una principessa, ma quella ben più furiosa di una semplice donna innamorata. Nel lutto siamo tutti uguali.

Dietro di lei troneggia una gigantesca pietra tombale, che è stata lentamente costruita nel corso degli atti, come un presagio di morte. Nella scena finale si chiude implacabile sui due amanti, mentre ad Amneris non rimangono più la rabbia, la gelosia, la sete di vendetta, ma soltanto le lacrime per piangere.

Il re – Deyan Vatchkov

Amneris – Violeta Urmana

Aida – Amarilli Nizza

Radamès – Carlo Ventre

Ramfis – Giorgio Giuseppini

Amonasro – Boris Statsenko

Direttore d’Orchestra Julian Kovatchev

Regia Carlus Padrissa e Àlex Ollé / La Fura dels Baus

Scene Roland Olbeter

Costumi Chu Uroz

Lighting designer Paolo Mazzon

Coreografia Valentina Carrasco

Orchestra, Coro, Corpo di Ballo e Tecnici dell’Arena di Verona

www.arena.it

www.lafura.com

 

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Teatri del Suono: la nuova stagione musicale dell’Orchestra di Padova e del Veneto

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La nuova stagione dell’Orchestra di Padova e del Veneto punta sulla forza rappresentativa del suono. Con Teatri del Suono, il direttore artistico e musicale Marco Angius, proprio in questi giorni impegnato a Padova con l’esecuzione integrale delle Sinfonie di Schubert, invita il pubblico all’ascolto dei dodici concerti in cartellone, arricchiti da una serie di iniziative che hanno tutta l’aria di trovare conferma nelle prossime stagioni.

Oltre alle Lezioni di Suono, che forti del successo televisivo con Salvatore Sciarrino, torneranno su Rai5 nell’edizione con Ivan Fedele, la Sala dei Giganti al Liviano sarà il teatro di Lezioni di sabato, un approfondimento di alcune composizioni presentate durante i concerti del giovedì, analizzate il sabato successivo da alcune figure di spicco della musicologia e della divulgazione come Giorgio Pestelli, Paolo Petazzi, Sergio Durante e Ricciarda Di Belgiojoso, con l’aiuto dell’Orchestra dal vivo.

Giorgio Battistelli è il compositore in residenza a Padova, cui l’Opv ha commissionato una novità assoluta, e il protagonista della terza edizione delle Lezioni di Suono, grazie alle quali potrà approfondire le radici del suo teatro musicale.

Così il cartellone propone musiche ottenute da un’operazione di sintesi di opere liriche. È questo il caso dell’Overture del Fidelio, che insieme alla Nona di Mahler nella versione di Klaus Simon inaugura la nuova stagione musicale, scrutata attraverso le tre Leonore elaborate da Beethoven. I Sette intermezzi da Il suono giallo, opera di Solbiati presentata qualche anno fa a Bologna in prima mondiale con Marco Angius sul podio, l’Hamlet di Shostakovich o il Pulcinella di Stravinsky.

Tra gli ospiti dell’orchestra, oltre a Paolo Rossi e la sua personalissima versione di Pierino e il lupo di Prokofiev, il pianista Maurizio Baglini affronterà Scarlattiana di Alfredo Casella, un altro tratto importante di quel viaggio verso una necessaria ricollocazione del repertorio del Novecento italiano che l’Opv ha intrapreso da ormai tre anni, Emanuele Arciuli per Ode a Napoleone Bonaparte di Schönberg, la voce di Andrea Mastroni per il Rückert-Lieder di Mahler, Valeriy Sokolov nel Concerto per violino di Tchaikovsky e Olli Mustonen nella triplice veste di pianista, direttore e compositore.

Viene riconfermata la collaborazione con il Palazetto Bru Zane, Centre de musique romantique française di Venezia, per presentare Marie Stuart et Rizzio, scena lirica in prima esecuzione moderna di Gounod, accanto alla Sinfonia in do di Bizet e Dalla terra del rimorso di Marcello Panni, direttore della serata con Myriam Dal Don violino solista. Volto noto dell’orchestra e del pubblico padovano, il ritorno della violinista racchiude uno dei nuovi obiettivi della direzione Opv, offrire una nuova centralità all’orchestra evitando il rischio che la celebrità dell’ospite possa relegarla in secondo piano.

Tra i graditi ritorni si inseriscono anche Leonora Armellini, che oltre all’assonanza con il programma in cartellone, offrirà la sua esecuzione del Concerto in sol di Ravel, e Roland Böer, versatile direttore d’orchestra, a Padova per la prima Serenata di Brahms e il Concerto per violino di Ligeti con Francesco D’Orazio solista.

Infine, Filippo Maria Bressan dirigerà il Concerto di Natale nella Basilica di S. Antonio mentre, in nome della reciproca ospitalità, sarà l’Orchestra I Pomeriggi Musicali a concludere la stagione con il pianoforte di Alexander Gadjiev.

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Gardiner e Monteverdi al Teatro La Fenice

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Placati gli animi dopo il passaggio di Sir John Eliot Gardiner a Venezia, vale la pena soffermarsi su alcuni aspetti di questa esperienza indimenticabile. Innamorato della città più di un “vero” veneziano, il celebre direttore d’orchestra ha saputo riportare a Venezia una fetta consistente della sua identità storica. In occasione dei 450 anni dalla nascita di Claudio Monteverdi, il Teatro La Fenice accoglie Gardiner e la sua orchestra per mettere in scena le tre opere del compositore: Orfeo, Il ritorno di Ulisse in Patria e L’incoronazione di Poppea. Un’operazione da sold-out istantaneo, al punto da dover riprogrammare una replica per ogni titolo proposto.

Inevitabile il richiamo mediatico internazionale, la reazione di istituzioni come la Fondazione Giorgio Cini, che ha istituito un convegno su misura, oltre al rigenerante andirivieni di appassionati e musicofili. Un brulichio di forze e presenze che ha stimolato l’annuncio della nuova stagione del Teatro La Fenice, presentata proprio in quei giorni. Eppure non si sta parlando di uno dei titoli più accattivanti del melodramma ottocentesco, ma di uno spettacolo che non prevede alcuna messinscena.

Seduto al centro palco, Sir John Eliot Gardiner dirige la sua Monteverdi Orchestra disposta a semicerchio sulla scena, la sola scenografia al canto degli interpreti che animano la narrazione alternandosi sul proscenio con movimenti minimi ma molto efficaci. Non occorre altro per divertirsi al piacevole bisticcio inscenato tra Amore, Virtù e Fortuna nel Prologo iniziale dell’Incoronazione di Poppea, spesso privata del suo naturale inizio; nel partecipare alla smania di Nerone, crudele imperatore terrorizzato all’idea di mostrare le proprie fragilità nell’interpretazione di Kangmin Justin Kim; o ancora, a compiangere la morte di Seneca, accompagnata da uno straziante intervento del coro, rialzato appena su di una pedana subito dietro l’orchestra.

Il cast, composto interamente da interpreti di prim’ordine, padroneggia la lingua italiana con ampia disinvoltura, rendendola intelligibile ad ogni momento del canto, capace di accentuare le suggestioni che il libretto di Gian Francesco Busenello offre. Comprese quelle a sfondo sessuale, riportate dal poeta con grazia piccante, alle quali i costumi concorrono a sottolinearne l’intento per mezzo di lunghi lembi di stoffa, per non dover tralasciare il capello color platino di Nerone.

Alla presenza a Venezia di Sir John Eliot Gardiner, tassello di un tour di più ampio respiro internazionale, Il Teatro La Fenice risponde conferendogli il premio Una vita nella musica, significativo omaggio della città alla gratitudine del Maestro. Rimane solo da augurarci che Venezia possa trovare con le proprie forze, interpreti capaci di trarre ispirazione da questa indimenticabile esperienza.

CastPoppea/Drusilla/ Virtù ⎮ Hana Blažíková – Nerone ⎮ Kangmin Justin Kim – Ottavia ⎮ Marianna Pizzolato – Ottone ⎮ Carlo Vistoli – Seneca ⎮ Gianluca Buratto – Arnalta ⎮ Lucile Richardot – Nutrice ⎮ Michal Czerniawski – Amore/Valletto ⎮ Silvia Frigato – Fortuna ⎮ Anna Dennis – Mercurio/Littore ⎮ John Taylor Ward – Soldato I/Soldato II/Liberto ⎮ Furio Zanasi – Lucano ⎮ Zachary Wilder – Damigella ⎮ Francesca Boncompagni – Venere ⎮ Lucile Richardot

The Monteverdi Choir – English Baroque Soloists – Direttore ⎮ Sir John Eliot Gardiner

Regia ⎮ Elsa Rooke e Sir John Eliot Gardiner – Luci ⎮ Rick Fisher – Costumi ⎮ Patricia Hofstede (Atelier paradis)

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Il Bru Zane Tra Reicha e Gounod

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La nuova stagione musicale del Palazzetto Bru Zane di Venezia accoglie ben due Festival dedicati alla riscoperta di lavori di altrettanti musicisti: Antonin Reicha e Charles Gounod. Se del primo il Centre du musique française esplora soprattutto il repertorio cameristico, del secondo accentua maggiormente le opere liriche meno celebri, verso un serio recupero della musica sacra, repertorio prediletto dall’amico Saënt-Saint.

Contemporaneo di Beethoven, Reicha si stabilì a Parigi per insegnare Armonia e Contrappunto al  Conservatorio della città. La popolarità conquistata nel tempo si deve anche al numero degli studenti che frequentano la sua classe, tra i quali si ricordano Liszt, Berlioz, Onslow, Vieuxtemps e Franck. Così, dal 23 settembre al 4 novembre, sarà possibile cogliere il frutto del suo pensiero musicale attraverso le opere pianistiche, interpretate da Ivan Illić e Djordje Radewski, dal duo al trio da camera  – con Jean-Jacques Dünki al fortepiano, Victoria Vassilenko e Josquin Otal al pianoforte, Julien Chauvin al violino e Christophe Coin al violoncello – al Quartetto con il Quartour Ardeo e Girard, fino al Quintetto per fiati che vede il ritorno a Venezia del Klarthe Quintet.

Per dare un po’ di respiro all’attività dei due festival, il Bru Zane apre un vero e proprio laboratorio sui generi, spaziando dal caffé-concerto dal titolo fortemente allusivo I fiori malandrini, a Les Deux Aveugles di Hoffenbach e Le compositeur toqué di Hervé, due operette in un unico atto destinate a seguire il successo di Les chevaliers de la table ronde dello scorso anno al Teatro Malibran. A tutto ciò, si fa spazio la musica da camera su composizioni di Fauré, Chausson, Lalo e Magnard, interpretate dal Quartour Hermès  e il Duo Urba, oltre un concerto speciale in occasione della Giornata internazionale dei diritti della donna con brani per voce e pianoforte delle sorelle Boulanger, nel centenario della scomparsa di Lili, con il Duo Contraste.

Nel bicentenario della nascita, dal 7 aprile al 5 maggio si svolgerà il Festival Charles Gounod con approfondimenti musicali che spaziano dalla musica sacra, protagonista il Coro della Radio Fiamminga diretto da Hervé Niquet alla Scuola Grande di San Giovanni Evangelista, al repertorio operistico più raro, del quale vengono estrapolati alcuni brani nella traduzione per voce e pianoforte, e parafrasi pianistiche a due e quattro mani su temi d’opera, per ripercorrere il canale di diffusione musicale allora più in voga. Infine, uno spazio particolare è riservato anche al repertorio cameristico delle Mélodies, che segna il ritorno del baritono Tassis Christoyannis, le Mélodies a due voci e quelle scritte a Londra. Vari pezzi pianistici saranno eseguiti per mano di Roberto Prosseda, anticipati dal lancio del disco, mentre Gouvy e Gounod si muovono tra le arcate del Quartour Cambini-Paris.

A questi appuntamenti si aggiungono quelli promossi dall’Ex Novo Ensemble al Teatro La Fenice, il sodalizio con l’Orchestra di Padova e del Veneto, grazie al quale sarà possibile godere per la prima volta della cantata Marie Stuard et Rizzio, composta per il Prix de Rome nel 1938, eseguita oggi in prima assoluta. Ma anche i laboratori dedicati ai più piccoli, gli incontri pre-concerto con illustri esponenti della musicologia e della divulgazione, la pubblicazione di volumi e l’incisione di nuovi dischi. Un anno in musica molto intenso, che non mancherà di stupire il pubblico più curioso.

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A Venezia nasce la prima Accademia dedicata a Vivaldi

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In occasione dei 70 anni dalla sua fondazione, l’Istituto Italiano Antonio Vivaldi annuncia il primo corso di alto perfezionamento sul repertorio vivaldiano. Otto giorni di corsi, dal 7 all’11 luglio, studiati appositamente per gli 80 musicisti selezionati e provenienti da tutto il mondo, articolati in lezioni frontali e collettive, animate da continue occasioni di confronto diretto tra musicisti e musicologi durante l’intero percorso di approfondimento musicale.

Con la morte del compositore, avvenuta a Vienna nel 1741, Antonio Vivaldi e la sua musica finirono nel più completo oblio. Grazie all’impegno di Antonio Fanna, solo nei primi anni del Novecento è stato possibile riscoprire e valorizzare l’opera di uno tra i più importanti musicisti del Settecento. Fondato nel 1947, l’Istituto Italiano Antonio Vivaldi entra a far parte della Fondazione Giorgio Cini nel 1978, dopo aver completato la pubblicazione dell’intera opera strumentale del Prete rosso, oggetto di un ambizioso progetto con Casa Ricordi, capitanato dal compositore Gian Francesco Malipiero. Dal 1980 l’Istituto cura e pubblica una rivista annuale, attualmente presente con il nome Studi vivaldiani, alla quale si aggiungono innumerevoli volumi, saggi, monografie e convegni dedicati alla vita e all’opera di Vivaldi.

Ispirato dall’impegno del comitato editoriale dell’Istituto, capace di garantire il rispetto dei più aggiornati criteri filologici, si concretizza l’incontro tra Francesco Fanna, attuale direttore dll’Istituto, con il soprano Gemma Bertagnolli, tra le interpreti di riferimento per la musica barocca, e Thomas Albert, responsabile della Akademie für Alte Musik Bremen.

Tenuti da una rosa di musicisti e docenti di fama internazionale, i corsi si concludono quotidianamente con il concerto delle 19.00 presso la Fondazione Cini all’isola di San Giorgio Maggiore. A questi si aggiungono altri tre concerti che avranno luogo presso la Libreria Sansoviniana (12/07 ore 12.00), alla Chiesa della Pietà (13/07) ore 20.30) e alla Scuola Grande di San Rocco (14/07 ore 20.30), dove verrà eseguita una selezione dall’opera Il Teuzzone, della quale è in preparazione l’edizione critica a cura dell’Istituto Italiano Antonio Vivaldi.

Tutti i concerti sono offerti alla cittadinanza a ingresso libero.

Docenti: Gemma Bertagnolli: canto – Thomas Albert: violino barocco e orchestra – Veronika Skuplik: violino barocco – Giorgio Fava: violino barocco – Hille Perl: viola da gamba – Joachim Held: liuto – Francesco Galligioni: violoncello barocco – Adrian Rovatkay: fagotto/dulciana – Maurice Steger: flauto dolce – Mikayel Balyan: cembalo – Susan Williams: tromba – Alessandro Borin, Olivier Fourés, Greta Haenen, Federico Maria Sardelli: conferenze musicologiche

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Intervista a Senhit

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Italiana ma con una straordinaria vocazione internazionale, l’artista bolognese licenzia l’EP “Hey Buddy” e si prepara a un’estate di live.

È definita “la più internazionale delle artiste italiane”. È italo-eritrea. Ha appena concluso un tour europeo di tutto rispetto (Amsterdam, Parigi, Manchester, Berlino e Londra). Il 30 giugno è uscito il suo EP “Hey Buddy”, e il suo singolo Something on your mind club mix è appena entrato al #23 della classifica ufficiale UK di Music Week. Lei è Senhit, bolognese, figlia di genitori eritrei, formatasi alla scuola del musical. L’abbiamo intervistata e lei, gentilissima, ci ha risposto così.

Il 30 giugno è uscito il tuo EP “Hey Buddy”. Ce ne puoi parlare?

L’EP, che è stato preceduto dal singolo “Something on your mind” contiene quattro tracce e due remix. È una produzione internazionale di cui vado molto fiera. Brian Higgins, che ha lavorato tra gli altri con Kylie Minogue, Pet Shop Boys, Kaiser Chiefs, ne è il produttore insieme a Corrado Rustici. Ho passato parecchio tempo a Xenomania, una grande casa di artisti a sud di Londra, durante la creazione dell’EP. Brian e io abbiamo voluto fare una ricerca dettagliata sulla musica dance anni ’90, dandole una ventata di novità. “Hey Buddy” in gergo americano è un saluto, una pacca sulla spalla. E Buddy è anche il mio cane che mi ha cambiato la vita, in meglio chiaramente. Sono felicissima di questo progetto che mi sta dando davvero tante soddisfazioni in UK: nella classifica dei brani remixati e più suonati nei dj set siamo sempre più in alto. Sto portando in giro già da un po’ “Hey Buddy” con i Giochi del Calcio di Strada, un festival itinerante sul calcio organizzato dai Calciatori Brutti, una specie di Gialappa’s. Quest’estate poi ci saranno un sacco di date italiane per ascoltarlo dal vivo.

Tu sei italianissima, eppure la tua musica sembra venire da oltreoceano…

Vero. Sono strana. Sono nata e cresciuta a Bologna da genitori di origine eritrea e mi piace molto viaggiare. Viaggiando conosci gente, culture e lingue diverse. La Panini, che ha deciso di investire su questo progetto, lo ha fatto proprio per questa vocazione internazionale. Io ho iniziato la mia carriera con l’italiano. Gaetano Curreri è stato il mio mentore dal punto di vista discografico, proponendomi delle idee e dei progetti da cantare in italiano. Tuttavia mi sentivo più a mio agio con l’inglese, che sicuramente dava un respiro più internazionale alla mia musica. Dopo questo tour penserò seriamente se tornare alla lingua italiana o se andare avanti con l’inglese.

In un’intervista al Giornale hai dichiarato appunto di sentirti come Ulisse, viaggiatrice ma che ama tornare a casa. Qual è la tua “casa”? 

Questa di Bologna dove sono seduta adesso con Buddy, nella mia mansarda in pieno centro. Bologna è la mia casa sia fisica sia emotiva. Qui ho una mamma, un nipote e tutti gli altri affetti. Quest’estate sarò molto in giro, a Milano, in Liguria, in Giappone, ma dopo avrò – come sempre dopo i miei viaggi – bisogno di tornare qui, nella mia dimensione. Anche Buddy viaggia sempre con me.

Al momento in Italia sembra che i cantautori vivano una seconda età dell’oro, basti pensare a Brunori SAS o a Maldestro. E il tuo electro-pop? In Inghilterra è apprezzatissimo…e in Italia? Come è percepito secondo te?

È ancora un po’ indietro. Infatti inizialmente Brian e io non pensavamo proprio all’Italia. Però mi dispiaceva passare per quella che abbandona il suo Paese per andare a cercar fortuna all’estero. In Italia ci sono ancora tante difficoltà da questo punto di vista. Ma più che il disco in sé conta tanto il live. Il tour europeo mi ha dato tante soddisfazioni, soprattutto a livello social. Concordo sui cantautori. Io mi auguro che questo momento fortunato continui e che ci sia un’ulteriore evoluzione. Io avevo voglia di fare qualcosa di diverso, quasi impopolare, ma che rispondesse alla mia passione. Secondo me era il momento dell’electro-pop. Magari a settembre mi butterò nella lirica, chissà!

Quali sono i tuoi punti di riferimento musicali? 

Non ne ho. Sono una spugna, consumo musica in modo bulimico. Ho creato una web radio, alla quale si accede dal mio sito, dove condivido la musica che caratterizza la mia giornata. Da lì si capisce che non ho riferimenti musicali particolari, né preferenze.

Quest’estate sarai in tour. Vogliamo ricordare le principali date? 

Con i calciatori brutti sarò a Finale Ligure l’8 e il 9 luglio, a Rimini il 15 e 16 luglio e a Bibione il 22 e 23 luglio. Il 10 luglio a Brescia invece ci sarà la prima tappa del Festival Show, una sorta di Festivalbar del Triveneto, condotto da Giorgia Surina, che si sposterà poi a Caorle il 27 luglio e a Mestre il 25 agosto. L’estate insomma sarà ricca di appuntamenti, forse anche una sorpresa all’Arena di Verona. Io sono molto da strada, da concerto live: è proprio il mio elemento. Il comune denominatore sarà l’autenticità, la spontaneità che mi contraddistingue. L’intento dei miei live è riproporre la stessa alchimia della musica fatta in garage.

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Vasco: le foto inedite del concerto al Modena Park

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Vasco. Basta il nome a smuovere folle oceaniche. Se ce ne fosse stato bisogno, la riprova dell’ascendente di Vasco Rossi sui suoi fan si è manifestata in tutta la sua potenza nell’evento dei record: Vasco Modena Park 01 07 17.

Ora, a mente fredda (si fa per dire), dopo che si è detto e scritto di tutto, possiamo gustarci le più belle foto del concerto di Vasco Rossi al Modena Park grazie agli scatti di uno dei (pochi) fotografi accreditati all’evento, Alcide Boaretto.

In 220.000 si sono ritrovati a Modena festeggiare i 40 anni di carriera del rocker di Zocca. Vasco ha proposto tutti i suoi più grandi successi e alla fine del concerto ha ringraziato, anche chi lo ha seguito con passione al concerto e in tutti questi anni.

Per tutti quelli che non hanno potuto essere presenti al Modena Park – e per quelli ce sono rimasti delusi dalla trasmissione condotta da Paolo Bonolis in diretta su RaiUno -, la buona notizia è che Vasco Modena Park 01 07 17 diventerà un film.

Lo ha dichiarato il regista dei live di Vasco, Pepsy Romanoff, in un’intervista all’Associazione Italiana Registi. Il film uscirà a Natale nei cinema e sarà poi distribuito in Blu-Ray.

In attesa del film, la gallery di Alcide Boaretto vi farà rivivere i momenti più belli dell’incredibile concerto di Vasco Rossi al Modena Park.

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Venezia Jazz Festival: tutti gli appuntamenti

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La magia di Venezia Jazz Festival risuona in città grazie alla decima edizione firmata da Veneto Jazz, con un lungo calendario di eventi. In programma dal 12 al 29 luglio, si conferma la punta di diamante della programmazione estiva, con progetti artistici pensati per luoghi senza tempo e di infinita risonanza. Un cartellone nato dalla collaborazione con le più importanti istituzioni culturali della città, dalla Fondazione Teatro La Fenice alla Collezione Peggy Guggenheim, da Palazzo Grassi-Punta della Dogana a T Fondaco dei Tedeschi, dal Conservatorio Benetto Marcello al Teatro Stabile del Veneto, oltre agli affascinanti, piccoli angoli della città, che Veneto Jazz ha trasformato in palcoscenici consolidati, come lo Splendid Venice Hotel o la Chiesa della Pietà.  Yann Tiersen, Omar Sosa, Stefano Bollani, la star del festival, accompagnate dalle voci più interessanti della scena internazionale. Un lungo viaggio nelle diverse anime del jazz e della musica etnica e contemporanea.
Il primo concerto vede in scena al Conservatorio Benedetto Marcello il pianista Manuel Magrini, con il suo progetto per piano solo “Unexpected” (12 luglio, ore 20), seguito dall’intima esibizione del chitarrista flamenco Juan Lorenzo nell’altana dello Splendid Venice Hotel (13 luglio, ore 20). L’inaugurazione ufficiale avverrà con un inedito “Live at Cannaregio”, dal tramonto una marching band su una delle fondamenta più popolari di Venezia, toccando i locali Laguna Libre, Al Parlamento, Ai Canottieri e Ai Tre Archi (14 luglio, ore 18.30). Giulia Mazzoni, astro nascente del piano solo, si esibisce al Conservatorio (17 luglio, ore 19.30). Il concerto del potente percussionista di Chicago Hamid Drake e dello straordinario vibrafonistaPasquale Mirra alle Sale Apollinee del Teatro La Fenice (18 luglio, ore 20) anticipa uno degli eventi più importanti del cartellone, l’esibizione al Teatro La Fenice in piano solo di Yann Tiersen, con EUSA, il suo viaggio in musica nell’isola bretone di Ousseant (19 luglio, ore 20).Harold Lopez Nussa, pianista cubano emozionante, rappresentante di un jazz energico e ricco di influenze, è il protagonista del concerto del Conservatorio Benedetto Marcello (20 luglio, ore 20), seguito dal trio della cantante Francesca Viaro, in Travelling Songs, sempre al Conservatorio (21 luglio, ore 20).
La piattaforma sull’acqua di Punta della Dogana è ancora una volta teatro di un imperdibile concerto al tramonto che vede protagonista la band della sassofonista Helga Plankensteiner, in un repertorio coinvolgente di dixieland, klezmer e chanson degli anni venti (22 luglio, ore 20); il magico giardino della Collezione Peggy Guggenheim ospita Park Stickney, singolare musicista newyorkese, virtuoso dell’arpa jazz (24 luglio, ore 21); le navate della Chiesa della Pietà accolgono Didier Laloy & Kathy Adam, originale e moderno duo di organetto e violoncello (26 luglio, ore 19).

La collaborazione con T Fondaco dei Tedeschi, consolidata da una rassegna di successo di musica e parole, continua nella stagione estiva con uno degli eventi più attesi del cartellone, il concerto (ad ingresso gratuito) all’Event Pavillon di Omar Sosa e Yilian Cañizares, il celebre pianista cubano e la cantante- violinista, anch’ella cubana, riuniti in un duo spettacolare, dal forte sapore latino (27 luglio, ore 21.30).

Al Teatro Goldoni, una vera e propria star della musica contemporanea, Stefano Bollani, in una delle rare esibizioni in piano solo (28 luglio, ore 21.30). Infine, sempre al Teatro Goldoni, una piccola perla, il celebre gruppo mongolo Huun-Huur-Tu, con il suo canto armonico, accompagnato da strumenti tradizionali. Una musica misteriosa e universale, che viene da lontano eppure così contemporanea (29 luglio, ore 21.30).

Laguna Libre, l’ecosteria della cultura in Fondamenta di Cannaregio, è il jazz club del festival, con diversi appuntamenti live in programma il 16 (GV Jazz Band), il 21 (Etno jazz tra Oriente ed Occidente), il 23 (Neochori – musica rebetika) e il 25 luglio (Alvise Seggi & Ensemble da mar).

Venezia Jazz Festival fa parte del ricco cartellone di Venice Met Fest, festival della Città Metropolitana di Venezia che interessa diverse città del territorio: dal concerto della formazione Molester sMiles, collettivo musicale guidato dal chitarrista Enrico Merlin, dedicato al periodo elettrico di Miles Davis (14 luglio, ore 21.15, Giardino del Palazzo Municipale, Fiesso d’Artico), al positivo esperimento di Jam Family, insegnanti e giovani allievi del Liceo musicale di Castelfranco Veneto riuniti sul palcoscenico di Villa Farsetti a Santa Maria di Sala (20 luglio, ore 21.30, in collaborazione con Ubi Jazz), fino all’ultimo, grande concerto di Villa Pisani a Stra del cantautore britannico Jack Savoretti (21 luglio, ore 21.30).

La formazione rimane il fiore all’occhiello di Veneto Jazz con l’organizzazione della 27^ edizione del Summer Jazz Workshop, uno dei workshop di didattica jazz più accreditati della scena europea, in programma a Chioggia dal 22 al 29 luglio. Realizzato in collaborazione con la New School for Jazz & Contemporary Music di New York, oltre alla qualificata offerta formativa che attira centinaia di studenti da ogni parte del mondo, propone concerti per il pubblico: la All Stars Band dei docenti (22 luglio, Piazza Vigo) e i saggi degli allievi nella formazione dei Combo (28 luglio, Campo Duomo) e della Big Band (29 luglio, Campo Duomo).

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#TeatroLuogo: la musica al Teatro Verdi di Pordenone

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L’obiettivo è quello di superare i confini della stagione musicale per arrivare ad offrire una programmazione capace di proporre alla cittadinanza un’offerta artistica continuativa, rendendo il Teatro sempre più uno spazio da vivere. Ecco perché #teatroluogo è destinato a diventare il titolo del cartellone musicale del Teatro Verdi di Pordenone, forte della testimonianza del giovane Leonardo, protagonista di un video che in pochi minuti racchiude l’emozione del suo primo incontro con il teatro e il senso di un amore incondizionato.

Così la nuova programmazione si riunisce attorno a due importanti incontri con la musica sinfonica, divenuti ormai di tradizione per il Teatro Verdi. L’inaugurazione ufficiale è affidata infatti al doppio appuntamento con la Gustav Mahler Jugendorchester, per la prima volta in residenza a Pordenone per mettere a punto il programma dei concerti che costituiranno le tappe di un tour internazionale, diretta da Ingo Metzmacher con Jean-Yves Thibaudet al pianoforte, e l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, a maggio, con Gražinytė-Tyla sul podio, primo direttore donna nella storia a essere nominata a capo della City of Birmingham Symphony Orchestra, con Jan Lisiecki, tra i ritorni più graditi.

Ben radicato sul territorio al punto da poterne reinterpretare le tradizioni e la sua storia, a cent’anni dalla Battaglia di Caporetto il Teatro accoglie il Coro Ana di Milano con una selezione di canti alpini e militari armonizzati da Arturo Benedetti Michelangeli, recentemente raccolti in un disco per la Decca, mentre il Coro e l’Orchestra del Teatro di Trieste propongono un altro aspetto della vocalità, i Carmina Burana.

Nel giorno della memoria Krzysztof Penderecki giunge a Pordenone nella doppia veste di direttore e compositore per elevare il significato di questa ricorrenza attraverso il repertorio polacco, culminante nella sua Quarta Sinfonia, dirigendo la Sinfonietta Cracovia, mentre Jordi Savall espande i confini territoriali della musica attraverso Istanbul, viaggio all’origine della tradizione musicale.

Il pianoforte torna ad essere protagonista sia nel recital di Benedetto Lupo, interamente dedicato all’opera di Debussy nel centenario della sua scomparsa, che al centro di alcune formazioni cameristiche molto incoraggianti, tra le quali figurano l’unione di Alessandro Taverna al Quartetto Bennewitz o ancora Shlomo Mintz a Silvia Chiesa e allo stesso Maurizio Baglini, direttore artistico del Teatro di Pordenone. Il Quintetto cameristico è di scena in altri tre appuntamenti, declinato nelle sue possibili geometrie sonore nel colore degli archi grazie a Marco Rizzi, Gabriele Pieranunzi, Simonide Braconi, Francesco Fiore ed Enrico Bronzi, in quello dei fiati con Stuttgart Consort e nella compenetrazione dei due timbri con il Quartetto Brentano e Alessandro Carbonare al clarinetto.

La musica di tinge di rosa nel canto di Regula Mühlemann, che insieme alla Kammerorchester Basel presenta il suo ultimo disco mozartiano, e con il violino di Amanda Favier per rivivere, con il suo gruppo, i suoni della laguna veneziana, da Antonio Vivaldi a Bruno Maderna. John Axelrod e la Filarmonica Arturo Toscanini omaggiano il grande repertorio del primo Novecento americano con la Rapsodia di Blue di Gershwin e West Side Story di Bernstein, consegnando il testimone a Sentieri Selvaggi che, con la musica di Nyman e Glass, quest’anno compie vent’anni di concerti. A questo va senz’altro aggiunto il concerto finale del Concorso di Porcia, il grande cinema muto e tanti altre occasioni di incontro.

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I migliori concerti in Veneto dal 15 al 31 luglio

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L’estate al Teatro La Fenice accoglie la pluralità di stili, dalla ripresa della Traviata di Verdi alle percussioni di Pasquale Mirra e Hamid Drake, dall’appuntamento con il repertorio da camera russo e polacco al concerto di Yann Tiersen, fino a Fenix Dna, l’installazione di Fabrizio Plessi.
Prosegue il Festival organistico internazionale intitolato a Gaetano Callido: due gli appuntamenti alla chiesa di San Trovaso, con Walter d’Arcangelo e Stefania Di Giuseppe protagonisti, insieme all’ensemble Labirinto Armonico.
Al giardino di Palazzo Zickermann, Marco Angius dirige l’Orchestra di Padova e del Veneto nella Seconda e Quarta Sinfonia di Schubert all’interno del Festival estivo 4Franz, che prevede l’esecuzione integrale del corpus sinfonico di Schubert, in replica nella Valpolicella dove il clavicembalista Roberto Loreggian esegue le Variazioni Goldberg di Bach.
Infine il Teatro Verdi di Pordenone proietta The wind, film del regista Victor Sjostrom con musiche eseguite dal vivo da Zerorchestra e l’Accademia d’Archi Arrigoni.

TEATRO LA FENICE:
16 – 18 – 19 – 20 – 25 – 26 – 27 – 28 – 29 – 30:07
FESTIVAL ORGANISTICO G. CALLIDO:
21 – 28/07
ORCHESTRA DI PADOVA E DEL VENETO:
19 – 20 – 26/07
TEATRO VERDI DI PORDENONE:
24/07

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Notte Cubana al T Fondaco dei Tedeschi

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T Fondaco dei Tedeschi, il primo lifestyle department store di DFS Group in Europa, porta il ritmo e le atmosfere di Cuba nella laguna con il concerto più atteso del Venezia Jazz Festival: l’esibizione di Omar Sosa all’Event Pavilion, insieme alla violinista-cantante Yilian Cañizares. Entrambi cubani, dal 2015 Sosa e Cañizares sono un duo che incanta i palcoscenici. Quella offerta dal T Fondaco dei Tedeschi – la sera del 27 luglio – sarà un’occasione unica per assistere a un evento di grande musica, all’interno di un ambiente spettacolare.

Prima dell’esibizione, il pubblico è invitato a raccogliersi da AMO, il ristorante dei fratelli Alajmo nella corte medievale dell’edificio. Solo per la sera del 27 luglio, infatti, sarà possibile assaggiare i cocktail creati da Lucas Kelm per omaggiare Cuba. A partire dalle 20 si può quindi attendere l’inizio del concerto sorseggiando Kaffir Daiquiri, Hemingway Special, Pina y Pistacho Colada o Canchanchare. (Tariffa speciale di Euro 11 per chi è in possesso del biglietto del concerto). Pianista eccellente e vero globe-trotter musicale, Omar Sosa è uno dei protagonisti indiscussi della scena jazz contemporanea.

Esploratore di suoni oltre che di Paesi, da più di 25 anni propone con successo uno stile che spesso ricerca contaminazioni e sinergie tra artisti, mantenendo la freschezza tipica delle sonorità latinoamericane. La performance di Omar Sosa – organizzata dal T Fondaco dei Tedeschi in collaborazione con Veneto Jazz – si inserisce con naturalezza nella ricca rassegna di concerti che abita gli ambienti offerti dalle più importanti istituzioni culturali di Venezia. Omar Sosa & Yilian Cañizares al T Fondaco dei Tedeschi Giovedì 27 luglio 2017 Ore 21.30

Prenotazione obbligatoria scrivendo alla mail fondaco.culture@dfs.com L’evento è aperto gratuitamente al pubblico fino a esaurimento posti.

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Al Via la Prima Edizione del Milano IN Festival!!!

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Autofinanziata da un gruppo di sognatori, con il Patrocinio della Regione Lombardia, è in arrivo una tre giorni di musica latina nell’ex area Expo di Milano.

Milano in Festival vibra di energia axé brasiliana e di sonorità cubane. Vuole essere un progetto dall’anima internazionale (IN) e multiculturale. Milano in Festival nasce dall’idea e dalla determinazione del suo direttore artistico, Aldenia da Silva, che da anni organizza eventi e manifestazioni nel settore musicale e segue personaggi importanti del mondo dello spettacolo e che, con il suo infaticabile team, è anche alla guida del noto locale milanese Colony Brazil.

“Vorrei che Milano in Festival diventasse un evento internazionale riconosciuto da tutte le etnie presenti in questa città. Già dal prossimo anno porterò sul nostro palco artisti di altra provenienza rispetto alla edizione 2017, per cercare di trasmettere emozioni da ogni parte del mondo, tenendo come punto fermo la città di Milano, che si sta imponendo come la vetrina musicale ideale a livello internazionale per i grandi eventi.Non vorrei che Milano in Festival fosse interpretato unicamente come un festival latino solo per il fatto che io lo sono. È un progetto senza confini”.

Da aprile sono aperte le vendite su TicketOne dei tre concerti che stanno registrando il tutto esaurito, smobilitando tanti fan dalla Svizzera, Germania, Francia e persino dal New Jersey.

Infatti saranno tre giorni di musica con artisti di fama internazionale che si esibiranno in esclusiva per l’Italia. Tre grandi concerti, uno per ognuna delle serate del festival, la cui prevendita sta riscuotendo adesioni non solo in Italia ma in tutta Europa e oltreoceano!

Venerdì 28 luglio, Ivete Sangalo, una delle cantanti brasiliane più famose al mondo, con all’attivo 6 album nel gruppo Banda Eva e 7 da solista, un disco d’oro, 6 di platino e ben quattro di diamante.

Sabato 29 luglio, ancora dal Brasile, Netto GasparzinhoO Rei da Arrochadeira, tra i principali animatori del carnevale brasiliano.

Domenica 30 luglio, Gente de Zona, il gruppo cubano più popolare al mondo grazie al successo straordinario di alcuni suoi brani BailandoLa Gozadera e Traidora.

Alle 14 saranno aperti i cancelli dell’ex area Expo, ad accogliere famiglie e fan ci saranno tantissime iniziative gratuite di animazione, bancarelle street food. Alle 18 invece si potrà accedere, solo con biglietto, all’area concerto, dove è stato allestito un palco enorme che ospiterà gli artisti.

L’area concerti sarà suddivisa in tre settori che corrisponderanno a tre diverse fasce di costo del biglietto: super vip, vip e pista. Milano in Festival mette a disposizione anche il Passaporto, che dà diritto a partecipare a tutti e tre i giorni di concerti.

Per Info:

E-mail: milanoinfestival@gmail.com

Sito: www.milanoinfestival.net

Tel: +39 340 245 1403

Biglietti disponibili online su: www.mailticket.it

Come raggiungerci: www.experiencemilano.it

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I Kasabian in concerto al Lucca Summer Festival

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Quest’anno il Lucca Summer Festival festeggia il suo ventesimo compleanno. Nato nel 1998, il Festival si tiene nel centro città, all’interno delle mura storiche, e tra i nomi che lo hanno reso grande contiamo artisti immortali quali Bob Dylan, David Bowie e Eric Clapton. Per l’edizione 2017 sono numerosi gli interpreti invitati a celebrare questo traguardo: da Ennio Morricone ai Green Day, passando per Robbie Williams, i Rancid e – naturalmante – i Kasabian.

Il gruppo inglese ha portato a Lucca i successi del suo ultimo album. Anticipato dal singolo You’re in Love with a Psycho (che ha riscosso opinioni discordanti), questo è il sesto album della band, che qui sceglie di abbandonare in parte l’elettronica a favore di un suono maggiormente basato sulle chitarre. Sergio Pizzorno &Co scelgono una sorta di ritorno alle origine, all’ispiratore rock anni 70, mantenendo il coraggio di sperimentare che da sempre li caratterizza.

Il concerto di domenica sera è stato preceduto dalla performance dei Nic Cester & The Milano Elettrica, nuovo progetto di Nicholas Cester (Jet), accompagnato da musicisti di alto livello, tutti italiani: citiamo ad esempio Adriano Viterbini (Bud Spencer Blues Explosion) e Sergio Carnevale (Bluvertigo). L’eclettico gruppo ha saputo scaldare il pubblico con la sua travolgente energia, portando sul palco il giusto mix di rock, soul e blues.

I Kasabian, come d’obbligo, si sono fatti attendere un po’. Il loro show si è aperto con un inaspettato e meraviglioso Nessun dorma, accompagnato a squarciagola dai fan. Un bell’omaggio alla città natale di Puccini. La scaletta comprende i più noti successi della band, vecchi e nuovi: III Ray, Days are Forgotten (introdotto dal ritornello di Volare, di nuovo una strizzata d’occhio al Bel Paese), Eez-Eh, Shoot the Runner, Bless the Acid House. La loro ultima fatica, You’re in Love with a Psycho, dal vivo dà il massimo.

La riuscita del concerto è costruita in larga parte sul duetto Sergio Pizzorno – Tom Meighan, che si caratterizza per un affiatamento perfetto; i due scherzano tra loro, presentano i brani e interagiscono con gli spettatori, mentre il resto della band li sostiene. Il pubblico, stupendamente variegato per età e stili, si lascia travolgere. Come da tradizione, la band è richiamata sul palco per i bis; finalmente arriva la tanto attesa Goodbye kiss, eseguita in versione acustica: assolutamente indimenticabile.

www.summer-festival.com

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Lucia di Lammermoor apre la Stagione Lirica di Padova

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Una grande scala tra le architetture del Castello Carrarese di Padova riflette le ambientazioni medievali di Lucia di Lammermoor, capolavoro di Gaetano Donizetti su libretto di Salvadore Cammarano, titolo d’apertura della Stagione Lirica di Padova 2017 che si appresta ad essere inaugurata domani giovedì 27 luglio alle ore 21.15.

L’allestimento, nuova coproduzione con Bassano Opera Festival, sarà affidato a Paolo Giani che firma regia, scene, luci e costumi, mentre il M. Giampaolo Bisanti dirigerà l’Orchestra di Padova e del Veneto insieme al coro Lirico Veneto.

Lucia avrà la voce del soprano russo Venera Protasova, apprezzata persino da Riccardo Muti che segnalò le sue doti all’attenzione del grande pubblico, mentre Edgardo quella del tenore Giordano Lucà, di ritorno a Padova per l’occasione. Il basso Simon Lim veste i panni di Raimondo, Mattia Olivieri quelli di Enrico ed il tenore padovano Matteo Mezzaro, reduce dal successo al Teatro alla Scala di Milano, sarà invece lo sposino Arturo. Completano il cast Lara Rotili, Alisa e Orfeo Zanetti, Normanno.

Organizzata dal Comune di Padova e dal Settore Cultura Turismo Musei, in collaborazione con il Teatro Stabile del Veneto, con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, oltre al sostegno della Regione Veneto e della Fondazione Antonveneta, la Stagione Lirica di Padova 2017 prosegue, dopo la pausa estiva, con Il Trovatore di Giuseppe Verdi ad ottobre, regia di Filippo Tonon, e La vedova allegra  di Franz Lehár nell’allestimento dell’argentino Hugo de Ana a fine dicembre. Protagonista per tutti i titoli della Stagione, il Coro Lirico Veneto e l’Orchestra di Padova e del Veneto che festeggerà con il suo pubblico l’arrivo del Nuovo Anno durante il Concerto di Capodanno lunedì 1 gennaio 2018 alle ore 17.00.

Lucia di Lammermoor – giovedì 27 luglio 2017 ore 21.15
Il Trovatore – venerdì 27 ottobre 2017 ore 20.45 – domenica 29 ottobre 2017, ore 16.00
La vedova allegravenerdì 29 e domenica 31 dicembre, ore 20.45
Concerto di Capodanno – lunedì 1 gennaio 2018 alle ore 17.00

Cast

Info e contatti:

Per Lucia di Lammermoor

Prezzo biglietti:
intero: 30€
ridotto: 25€

Biglietteria Teatro Verdi
Via Livello, 32 – 35139 Padova (PD)
Telefono: 049 87770213 / 8777011; E-mail: info.teatroverdi@teatrostabileveneto.it
Orario biglietteria: dal lunedì al sabato dalle ore 15.00 alle 19.00. Nel giorno dello spettacolo direttamente al castello carrarese un’ora prima dell’inizio.
Per gli altri titoli della Stagione Lirica e per il Concerto di Capodanno:
Biglietteria Teatro Verdi
Via Livello, 32 – 35139 Padova (PD)
Telefono: 049 87770213 / 8777011; E-mail: info.teatroverdi@teatrostabileveneto.it
Orario biglietteria: dal 1 luglio al 2 settembre 2017: dal lunedì al sabato dalle ore 15.00 alle 19.00.
dal 4 settembre 2017: dal martedì al sabato dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 18.30

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I migliori concerti in Veneto dal 1 al 15 agosto

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Mentre il Teatro La Fenice continua a rinascere ogni sera dalle proprie ceneri attraverso Fenix DNA, l’installazione dell’artista Fabrizio Plessi estesa a tutti gli spazi del Teatro, anche ad agosto la Chiesa di San Trovaso apre le porte al Festival internazionale intitolato a Gaetano Callido che propone altri due appuntamenti all’insegna del repertorio organistico con Arno Hartmann e il duo formato da Erik Feitisch e Heigo Brosig al trombone.

Giunto ormai a conclusione, il 4Franz Festival completa l’integrale delle Sinfonie di Schubert con l’Ottava, conosciuta come “La Grande”, arricchita dalle proiezioni nel Cosmo a cura dell’Osservatorio Astronomico di Padova. Programmato presso il Castello Carrarese di Padova, anche per quest’ultimo appuntamento l’Orchestra di Padova e del Veneto è diretta dal M. Marco Angius.

Infine, Bassano Opera Festival inaugura all’interno della sua programmazione il Concerto conclusivo del corso intensivo della Melofonetica London Academy, dedicato allo studio dell’espressività della lingua italiana rivolto agli artisti dell’opera lirica. Il recital del pianista Lukas Krupinski,  vincitore del VII Concorso Internazionale Repubblica di San Marino, e il concerto di Giovanni Andrea Zanon, che prevede alcune opere per violino di Beethoven, Saint-Saëns e Strauss, completano il calendario.

TEATRO LA FENICE:
01 – 02 – 03 – 04 – 05 – 06/08

FESTIVAL ORGANISTICO INTERNAZIONALE G. CALLIDO:
04 – 11/08

ORCHESTRA DI PADOVA E DEL VENETO:
03/08

BASSANO OPERA ESTATE:
05 – 10 – 13/08

 

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Premio Venezia: crescono i numeri di alcune perplessità

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In netto anticipo sulla sua 34° edizione, il Concorso Pianistico Nazionale Premio Venezia fa già parlare di sé registrando un sensibile aumento nel numero di partecipanti. Se per lo scorso anno si parlava di 66 musicisti iscritti al di sotto dei 27 anni, quest’anno il Concorso raccoglie 64 richieste di adesione, tracciando un andamento in continua crescita se si tiene in considerazione che le iscrizioni sono ora limitate agli under24.

Dedicato originariamente ai pianisti della regione Veneto, dalla sua seconda edizione il Premio Venezia si è aperto al Triveneto, raggiungendo ben presto risonanza nazionale. Al Concorso possono infatti accedere, su invito del Teatro La Fenice, i migliori diplomati dell’anno di tutti i Conservatori d’Italia.

Contrariamente a quanto si è abituati a pensare in ambito musicale e di politiche culturali nel nostro paese, la notizia sembrerebbe dunque offrire una luce rassicurante a questo scenario oltre che al prestigio del Premio, documentato da un lungo elenco di artisti di chiara fama internazionale che abitano il sontuoso albo d’oro: da Maurizio Baglini a Giuseppe Andaloro, da Giuseppe Albanese a Leonora Armellini, senza tralasciare Alessandro Taverna e Beatrice Rana tra i più celebri titolari del Premio speciale intitolato ad Alfredo Casella.

Va tuttavia osservato quanto la capacità di rinnovarsi nel tempo di un concorso musicale, così vincolato all’attività dei Conservatori italiani, sia dovuto anche in parte al peso che la riforma scolastica ha esercitato su questi ultimi. Se la partecipazione dei diplomati del cosiddetto Vecchio ordinamento era riservata ai musicisti capaci di raggiungere una votazione pari o superiore ai 10/10, per i candidati freschi di Diploma Accademico di Primo livello sarà sufficiente posizionarsi tra il 105 e il 110/110. Voto del tutto rispettabile e capace di garantire il raggiungimento dei requisiti utili ad affrontare una carriera professionale del tutto dignitosa. Va inoltre osservato che il voto finale dei musicisti del Nuovo ordinamento si basa sulla media di tutte, e sono tante, le discipline considerate complementari. Vale a dire che se un iscritto al corso di pianoforte di un Conservatorio italiano raggiunge il massimo dei voti in tutte le materie, alla prova finale potrà presentarsi con un voto sufficientemente alto per ambire a conquistare un’ottima votazione finale pur non avendo particolari doti tecnico-musicali.

L’abbassamento del limite d’età attuato quest’anno dal Premio Venezia potrebbe dunque evidenziare una corsa ai ripari del Concorso pianistico di fronte a una tale presa di coscienza, pur di garantire l’eccellente livello musicale conquistato negli anni. L’alto numero di partecipanti, invece, potrebbe essere una prima conseguenza della trasformazione dei Conservatori italiani, da Accademia di alto perfezionamento musicale a Università.

Si confida dunque ancor di più nell’arduo lavoro della Giuria tecnica, quest’anno presieduta da Pierangelo Conte, Francesco Libetta, Andrea Lucchesini, Vittorio Montalti, Carla Moreni e Paolo Petazzi, affinché il Premio continui a rappresentare, con i suoi innumerevoli premi e possibilità di concerti, un esempio di eccellenza culturale nel nostro paese.

 

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Surrealistic Pillow e la “Summer of Love”

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Registrato sul finire del 1966, Surrealistic Pillow, il secondo e il più celebre long-playing dei Jefferson Airplane, fu pubblicato nel 1967, 50 anni fa. Il primo era stato Jefferson Airplane takes off e tra il primo e il secondo album vi erano stati due cambiamenti decisivi in seno al gruppo: Grace Slick (voce, piano e flauto), proveniente dai “The Great Society” aveva sostituito Signe Anderson, rimasta incinta e dedicatasi alla famiglia e Jack Casady (basso) che aveva rimpiazzato Bob Harvey ritenuto non adatto al sound che la band intendeva portare avanti.

Le due new-entry affiancarono così la chitarra solista Jorma Kaukonen, i due chitarristi ritmici Paul Kantner e Marty Balin e il batterista Spencer Dryden. Le note dei dodici brani contenute in Surrealistic Pillow contribuirono ad arricchire la “colonna sonora” della cosiddetta “Summer of Love”, ossia l’estate del 1967, fucina della controcultura hippie e pacifista che da lì a poco avrebbe dato luogo al “Sessantotto”, e che ebbe in San Francisco l’epicentro di questo nuovo movimento, che sebbene intriso di droghe allucinogene, libertà sessuale e musica rock-psichedelica al limite con l’underground, si poneva tuttavia come forte impegno politico, no-war, permeato da un’affascinante e nuova creatività espressiva.

Nel 1967, ricordiamolo, fra gli altri, videro la luce anche “Sergent Pepper’s Lonely Heart Club Band” e “Magical Mystery Tour” dei Beatles, “The Piper at the Gates of Down” dei Pink Floyd, gli omonimi “The Doors”, “The Grateful Dead” e “Procol Harum”, “Are you Experienced” della band di Jimi Hendrix e “The Who sell out” degli Who, tutta musica di qualità per le orecchie di hippie, figli dei fiori e giovani pacifisti che diedero vita ad uno dei più grandi raduni della storia, quello del distretto di Haight-Ashbury a San Francisco: la hippie-revolution era cominciata.

Tornando ai Jefferson Airplane, il loro esordio musicale avvenne proprio in un locale di San Francisco, il “Matrix”; Terry Gilliam, regista visionario e fra i più creativi, ambienta alcune sequenze del suo “Paura e Delirio a Las Vegas”, proprio al Matrix, ove si esibiscono per davvero i Jefferson Airplane mentre cantano “Somebody To Love” ed esattamente nella scena in cui Raoul Duke rievoca la prima volta che assunse LSD.

Nel capolavoro di Gilliam, è presente anche un’altra traccia tratta dallo stesso album e per la precisione “White Rabbit”. Le due canzoni, tra loro, hanno in comune il fatto che entrambe sono frutto della creatività di Grace Slick: addirittura “Somebody To Love” era stata composta quando la cantante faceva ancora parte dei “The Great Society”, ma in quanto inedita poté divenire patrimonio dei Jefferson Airplane. Cantato con energica voce della Slick il brano vira più sull’hard-rock, piuttosto che sul folk-psichedelico del resto dell’album. Il testo è scritto in seconda persona e ciascuna delle due strofe verte verso la creazione di scene di alienazione e disperazione con il coro che tende a ripetere il testo della canzone con alcune varianti quali: “…/Non hai bisogno di qualcuno da amare?/ Non ti piacerebbe qualcuno da amare?/…”.

Anche i fratelli Coen hanno pensato a “Somebody To Love” (seconda traccia del lato A di Surrealistic Pillow) come canzone d’apertura di “A Serious Man”, film che ottenne nel 2010 la nomination all’Oscar per il miglior film. Ambientato nel 1967 in Minnesota saccheggia il repertorio del gruppo annoverando nella colonna sonora anche “Today” e “Comin’ Back To Me” del medesimo LP. Il 1967 è anche l’anno del “Monterey Pop” (ove i Jefferson Airplane si esibirono): duecentomila persone accorsero nella cittadina californiana, nei giorni che precedettero l’inizio dell’estate, pagando un solo dollaro per l’ingresso, per applaudire i big del momento, compresi i The Mamas & The Papas, organizzatori dell’evento.

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